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The Big Short: tutta colpa di Brasile e Cina
Il bollettino della BCE parla chiaro: la crisi dei mercati finanziari è partita dall’eccesso di offerta di moneta innescato dai QE delle Banche Centrali che hanno determinato una trappola della liquidità globale con deflazione diffusa; la discesa dei prezzi delle materie prime ha ingolfato i due principali motori dell’economia reale mondiale: Brasile e Cina.
Testualmente:
”Se da un lato l’attività ha continuato a mostrare una tenuta maggiore nei paesi importatori di materie prime (tra cui India, Turchia e paesi dell’Europa centrale e orientale non appartenenti all’area dell’euro), dall’altro la crescita resta molto fiacca nei paesi esportatori. In particolare, i più recenti indicatori di breve periodo suggeriscono un intensificarsi del rallentamento economico in Brasile. Nel primo decennio del secolo il Brasile ha beneficiato della forte domanda, in particolare dalla Cina, di alcune delle sue principali materie prime di esportazione (ad esempio minerali ferrosi, soia e zucchero grezzo). Sostenuto da un miglioramento delle ragioni di scambio, il PIL del Brasile, in questo periodo, è cresciuto mediamente del 3,1 per cento sul periodo corrispondente. In seguito al forte calo dei prezzi delle materie prime nel 2011, le ragioni di scambio sono peggiorate e di conseguenza la crescita del PIL è stata costantemente inferiore alle attese. Al tempo stesso sono riemerse le debolezze strutturali di fondo dell’economia rappresentate da un sistema tributario oneroso, un settore informale di notevoli dimensioni, infrastrutture inadeguate, concorrenza limitata, alti costi di avvio di nuove attività imprenditoriali e aliquote tariffarie elevate”.
Nel 2008, quando tutte le correlazioni tra asset class sono saltate, si pensava che i paesi emergenti fossero, nel lungo periodo, una delle migliori soluzioni di investimento…la storia a volte si ripete, a volte cambia, ma la paura del mercato finanziario oggi è quella di trovarsi per la prima volta davanti ad un lungo periodo di alta volatilità dovuto a stagnazione ed immobilismo macroeconomico generalizzato. La ripresa sarà possibile quando il nemico storico dell’economia anni 80-90, l’inflazione, tornerà a livelli fisiologici sostenibili eliminando gli eccessi. Nessuno è in grado di stabilire quando ciò accadrà, l’unica certezza è che nel lungo periodo saremo tutti morti come diceva qualcuno !
5 febbraio 2016 Fonte: www.tradingroomroma.it
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